Santa Toscana nasce a Zevio tra il 1280 e il 1290 probabilmente dalla nobile famiglia de’ Crescenzi. Andata in sposa al nobile Alberto dagli Occhidicane, si trasferisce a Verona sul Monte Costiglione (sopra la chiesa di San Nazaro) e si reca ogni giorno nel vicino ospedale, situato presso la chiesa del Santo Sepolcro e gestito dai religiosi dell’Ordine cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme (oggi noto come Sovrano Militare Ordine di Malta); lì, come già aveva fatto nei primissimi tempi del matrimonio passati a Zevio, si dedica alla cura dei poveri e dei malati, vivendo castamente con il marito.
Rimasta ben presto vedova, entra nell’Ordine come suora conversa, continuando la sua opera caritatevole, tra digiuni e preghiere. Rifinita dalla rigida vita ascetica che lei stessa si impone, muore il 14 luglio 1344; deposta secondo le sue volontà nella pubblica via, viene traslata nella chiesa del Santo Sepolcro il 29 settembre 1344, in seguito a continui prodigi manifestatisi sul luogo della sua prima sepoltura; ancor oggi la sua arca si trova nella suddetta chiesa di Verona presso Porta Vescovo, che da lei ha assunto il nome di Santa Toscana.
Il suo culto è da sempre molto sentito tra la popolazione zeviana lungo i secoli, di cui espressioni visibili ancor oggi sono: l’oratorio costruito nel 1637 sul luogo della casa natale della santa (presso il cimitero aperto il 26 marzo 1855, secondo la lapide sull’abside dell’oratorio stesso), restaurato nei secoli successivi, fino agli ultimi interventi degli anni 1999-2000; la colonna al centro di piazza s. Toscana; la cappella feriale adiacente alla chiesa parrocchiale; l’altare nella chiesa parrocchiale. Questo culto si è rafforzato particolarmente in occasione dell’alluvione dell’Adige del settembre 1882, la quale inondò Verona e gran parte del basso Veronese: quando ormai il fiume stava per rompere l’argine destro, la popolazione, sotto la guida dell’allora arciprete don Giuseppe Calza (che ha lasciato scritta una nota dell’evento in un registro dei battesimi conservato in Archivio Parrocchiale), si riunì in chiesa la notte del 20 settembre all’altare della Santa, implorando la salvezza per il paese. Il giorno seguente le acque del fiume si erano notevolmente sgonfiate: fu riconosciuto che la rotta dell’argine destro presso la località Ca’ Sorio (San Giovanni Lupatoto), già avvenuta nei giorni immediatamente precedenti e rivelatasi insufficiente per il deflusso delle acque, si era allargata notevolmente proprio in quella notte di preghiera.
A perenne memoria di quel miracolo la popolazione di Zevio celebra ogni anno il giorno 20 settembre un voto solenne con processione, festa che si aggiunge all’antica sagra del 14 luglio, ricorrenza del natale celeste della Santa; sulla controfacciata della parrocchiale, inoltre, è appeso un quadro di Antonio Salomoni, datato 1883, raffigurante l’evento.
Gloriosa Santa, consideriamo in primo luogo l’ardente vostra Carità verso Dio, onde voi, avendo fin dalla tenera vostra età al sommo ed infinito Bene consacrato il vostro cuore, non altro cercaste mai più sollecita, che di potere nel segreto di vostre stanze sfogare con teneri affetti il dolce fuoco d’amore, il quale ogni giorno in voi cresceva maggiormente. E quindi vi supplichiamo ad impetrarci dall’amabilissimo nostro Signore, che noi pure così l’amiamo in avvenire, che possa ciascuno di noi giustamente dire a lui col Profeta: Voi siete il Dio del mio cuore. Pater noster ecc.
Voi che, altamente impresse tenendo nel cuore le parole del Redentore (se uno non rinunzia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo) vivendo nel mondo, nulla curaste le ricchezze e gli onori, che a voi, nata da nobil lignaggio, secondo li dettami del secolo si convenivano: deh fate sì, che noi pure la vanità conoscendo di queste fragili cose e manchevoli, quelle vere ricchezze cerchiamo, cui (secondo quel che dice il Redentore medesimo) non può in alcun tempo la tignola guastare, né via portar possono i ladri. Pater noster ecc.
Giacché, per la singolare vostra umiltà, non solo cercaste di nascondere a tutti le insigni vostre virtù, ma dopo d’esservi lungo tempo impiegata fino alla morte nei più vili ed abietti servizi, anche agl’Infermi, chiedeste morendo, e vi venne fatto di ottenere, d’essere nella pubblica strada seppellita; Voi che vedete chiaramente, quanto la nostra superbia da una tale e tanta virtù ci tenga lontani; otteneteci, ve ne preghiamo, una vera conoscenza di noi medesimi, dalla quale certissimamente dipende il principio e l’avanzamento della vera umiltà. Pater noster ecc.
Come voi che, al fine di aprirvi un più lungo campo, onde esercitare l’ammirevole vostra misericordia verso de’ poveri, lasciata la Terra di Zevio, andaste in compagnia del Marito ad abitare in Verona, ove, acciocché più copiose fossero le vostre elemosine, impiegaste perfino l’opera delle vostre mani, fate che, a vostra imitazione, noi pure abbiamo delle miserie de’ Poveri una tenera compassione, per cui ci studiamo in ogni tempo di sollevare le loro indigenze. Pater noster ecc.
Voi ancora, che non solo nello stato di Vergine, ma di maritata e, finalmente, di Vedova, foste sempre un vivo modello della castità più perfetta, tanto che meritaste che il Signore, perfino coi miracoli, vi preservasse dai temerari insulti dei tre perversi giovani, facendoli d’improvviso morti cadere ai vostri piedi; a noi che, tuttora, tra i pericoli ci troviamo di questo secolo guasto e corrotto, questa grazia impetrate, di così battere di continuo le vie del Signore, che non abbiamo in alcun tempo ad imbrattarci nel fango del vizio opposto ad una sì bella e tanto al Signore accetta virtù. Pater noster ecc.
Mentre che voi, portata da un santo odio contro voi stessa, con fatiche ininterrotte, con rigorosi digiuni e con altre asprezze notissime, tormentaste di continuo la vostra carne innocente, ora che voi della volontaria vostra penitenza il premio per sempre godete in Cielo, di codesto vostro santo odio a noi tutti, ai quali più giustamente si conviene, vi preghiamo d’abbattere questo nostro amor proprio, il quale è forse il più poderoso nemico della nostra eterna salute. Pater noster ecc.
Poiché voi, dallo Spirito del Signore guidata, molte volte anche tra queste mura, non solo tutto il tempo che dalle domestiche cure e dalle altre opere di cristiana pietà vi avanzava durante il giorno, ma buona parte inoltre della notte impiegaste nell’orazione e nella contemplazione delle celesti cose e divine; un tale spirito d’orazione noi ancora desideriamo d’ottenere per vostro mezzo, senza del quale purtroppo sappiamo, per bocca dell’eterna Verità, che non arriveremo mai a salvarci. Pater noster ecc.
Parimente voi, che della scienza de’ Santi fornita a dovizia, a somiglianza dell’Apostolo San Paolo, non altro vi gloriaste di sapere su questa Terra, se non Gesù Cristo, e questo ancor Crocifisso, noi, affidati all’autorevole vostro patrocinio, vi preghiamo presentemente di ottenerci che, in avvenire, della Croce soltanto gloriandoci del Signor nostro Cristo Gesù, a lui solo l’onore e la gloria rendiamo, di tutto ciò che a noi volle, senz’alcun nostro merito, graziosamente concedere. Pater noster ecc.
O Gloriosa Santa, che foste dal Signore singolarmente distinta nella virtù d’operare miracoli, onde dai tre menzionati giovani la vita del corpo insieme impetraste e dell’anima; e ad innumerevoli infermi rendeste, e rendete anche al presente, la sanità, estinguendosi nel vostro Nome l’ardore delle febbri e ritornando ad un tratto le primiere forze perdute; così come vi supplichiamo di allontanare da noi le infermità corporali, così molto più ci sentiamo per ultimo stimolati a chiedervi delle nostre spirituali febbri, le quali consistono nelle disordinate nostre passioni, una perfetta guarigione, acciocché possiamo per noi e con voi in eterno cantare le Divine misericordie. Pater noster ecc.
OSTENSORIO CONTENENTE LA SACRA RELIQUIA DELL’OSSO DI SANTA TOSCANA
P R E G H I E R A
O cara Madre, Santa Toscana,
che in vita foste un vivo
esempio di cristiane virtù, oggi
che siete Beata in Cielo,
intercedete per noi la grazia
d’imitarvi qui in terra, per
esservi compagni lassù in
Paradiso.
QUADRO RAFFIGURANTE IL MIRACOLO DELLA LIBERAZIONE DALLA PIENA DELL’ADIGE PER INTERCESSIONE DELLA SANTA COMPAESANA TOSCANA