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MIA PROFESSIONE PERPETUA NELLA CONGREGAZIONE DI GESU’ SACERDOTE

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NOVENA ALLA MADONNA DEL POPOLO – Cattedrale di Verona

 
30 agosto, Annivesrsario della Dedicazione della Chiesa Cattedrale –
8 settembre, Festa della Natività della Beata Vergine Maria
 
Novena alla Madonna del Popolo


O Madre e Regina del popolo, per quella fede che ti guidò nella tua altissima missione di cooperatrice nella redenzione del genere umano e per quella assoluta fedeltà con cui hai compiuto la tua opera di umile serva, ottienici dal Signore una profonda e sicura fede che illumini la nostra vita terrena e ci guidi al cielo.

Santa Maria, prega per il popolo!

O Madre e Regina del popolo, per quella incrollabile speranza che ti sorresse nei momenti più gravi della tua vita terrena: dalle ansie di Nazareth allo squallore di Betlemme, dalla persecuzione di Erode allo smarrimento di Gesù, fino ai piedi della croce, ottienici dal Signore una piena fiducia nella Provvidenza, perché la nostra vita superi vittoriosamente le prove del combattimento spirituale e sia fatta degna della ricompensa eterna.

Santa Maria, soccorri il popolo!

O Madre e Regina del Popolo, per quell’immenso amore che nutristi verso il Signore accettando con generosità ogni prova per la salvezza dell’umanità, ottienici un ardente amore verso Dio e una sincera carità verso il prossimo, perché figli dello stesso Padre e uniti al tuo cuore di Madre, possiamo accettare la croce che il Signore ci affida come fonte di meriti per la vita eterna.

Santa Maria, intercedi per il popolo!

 
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BEATA VERGINE MARIA REGINA

Dalle «Omelie» di sant’Amedeo di Losanna, vescovo
(Om. 7; SC 72, 188. 190. 192. 200)

Regina del mondo e della pace
La santa Vergine Maria fu assunta in cielo. Ma il suo nome ammirabile rifulse su tutta la terra anche indipendentemente da questo singolare evento, e la sua gloria immortale si irradiò in ogni luogo prima ancora che fosse esaltata sopra i cieli. Era conveniente, infatti, anche per l’onore del suo Figlio, che la Vergine Madre regnasse dapprima in terra e così alla fine ricevesse la gloria nei cieli. Era giusto che la sua santità e la sua grandezza andassero crescendo quaggiù, passando di virtù in virtù e di splendore in splendore per opera dello Spirito Santo, fino a raggiungere il termine massimo al momento della sua entrata nella dimora superna. 
Perciò quando era qui con il corpo, pregustava le primizie del regno futuro, ora innalzandosi fino a Dio, ora scendendo verso i fratelli mediante
l’amore. Fu onorata dagli angeli e venerata dagli uomini. Le stava accanto Gabriele con gli angeli e le rendeva servizio, con gli apostoli, Giovanni, ben felice che a lui, vergine, fosse stata affidata presso la croce la Vergine Madre. Quelli erano lieti di vedere in lei la Regina, questi la Signora, e sia gli uni che gli altri la circondavano di pio e devoto affetto.
Abitava nel sublime palazzo della santità, godeva della massima abbondanza dei favori divini, e sul popolo credente e assetato faceva scendere la pioggia delle grazie, lei che nella ricchezza della grazia aveva superato tutte le creature.
Conferiva la salute fisica e la medicina spirituale, aveva il potere di risuscitare dalla morte i corpi e le anime. Chi mai si partì da lei o malato, o triste, o digiuno dei misteri celesti? Chi non ritornò a casa sua lieto e contento dopo d’aver ottenuto dalla Madre del Signore, Maria, quello che voleva?
Maria era la sposa ricca di gioielli spirituali, la madre dell’unico Sposo, la fonte di ogni dolcezza, la delizia dei giardini spirituali e la sorgente della acque vive e vivificanti che discendono dal Libano divino, dal monte Sion fino ai popoli stranieri sparsi qua e là. Ella faceva scendere fiumi di pace e grazia. Perciò mentre la Vergine delle vergini veniva assunta in cielo da Dio e dal Figlio suo, re dei re, tra l’esultanza degli angeli, il giubilo degli arcangeli e le acclamazioni festose del cielo, si compì la profezia del salmista che dice al Signore: «Sta la regina alla tua destra in veste tessuta d’oro, in abiti trapunti e ricamati» (Sal 44, 10 volg.)

 

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ANNUNCIO PROFESSIONE PERPETUA DEI VOTI

“Per loro io consacro me stesso” (Gv 17, 19)

  

Insieme alla mia famiglia religiosa

annuncio con gioia la mia

 

PROFESSIONE PERPETUA

 

nella Congregazione di Gesù Sacerdote

 

 

DOMENICA 25 OTTOBRE 2009

ore 10

Chiesa Parrocchiale di Zevio

 

Fr. Roberto Raschetti

Con riconoscenza al Signore per il dono della vita e della consarazione religiosa.

 

Foto: quadro di Gesù nell’orto degli Ulivi, davanti al quale padre Mario Venturini ebbe la prima idea dell’opera

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FESTA VOTIVA DI SANTA TOSCANA ___ Zevio, 20 Settembre 1882 – 20 Settembre 2008

 

Santa Toscana nasce a Zevio tra il 1280 e il 1290 probabilmente dalla nobile famiglia de’ Crescenzi. Andata in sposa al nobile Alberto dagli Occhidicane, si trasferisce a Verona sul Monte Costiglione (sopra la chiesa di San Nazaro) e si reca ogni giorno nel vicino ospedale, situato presso la chiesa del Santo Sepolcro e gestito dai religiosi dell’Ordine cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme (oggi noto come Sovrano Militare Ordine di Malta); lì, come già aveva fatto nei primissimi tempi del matrimonio passati a Zevio, si dedica alla cura dei poveri e dei malati, vivendo castamente con il marito.


Rimasta ben presto vedova, entra nell’Ordine come suora conversa, continuando la sua opera caritatevole, tra digiuni e preghiere. Rifinita dalla rigida vita ascetica che lei stessa si impone, muore il 14 luglio 1344; deposta secondo le sue volontà nella pubblica via, viene traslata nella chiesa del Santo Sepolcro il 29 settembre 1344, in seguito a continui prodigi manifestatisi sul luogo della sua prima sepoltura; ancor oggi la sua arca si trova nella suddetta chiesa di Verona presso Porta Vescovo, che da lei ha assunto il nome di Santa Toscana.

Il suo culto è da sempre molto sentito tra la popolazione zeviana lungo i secoli, di cui espressioni visibili ancor oggi sono: l’oratorio costruito nel 1637 sul luogo della casa natale della santa (presso il cimitero aperto il 26 marzo 1855, secondo la lapide sull’abside dell’oratorio stesso), restaurato nei secoli successivi, fino agli ultimi interventi degli anni 1999-2000; la colonna al centro di piazza s. Toscana; la cappella feriale adiacente alla chiesa parrocchiale; l’altare nella chiesa parrocchiale. Questo culto si è rafforzato particolarmente in occasione dell’alluvione dell’Adige del settembre 1882, la quale inondò Verona e gran parte del basso Veronese: quando ormai il fiume stava per rompere l’argine destro, la popolazione, sotto la guida dell’allora arciprete don Giuseppe Calza (che ha lasciato scritta una nota dell’evento in un registro dei battesimi conservato in Archivio Parrocchiale), si riunì in chiesa la notte del 20 settembre all’altare della Santa, implorando la salvezza per il paese. Il giorno seguente le acque del fiume si erano notevolmente sgonfiate: fu riconosciuto che la rotta dell’argine destro presso la località Ca’ Sorio (San Giovanni Lupatoto), già avvenuta nei giorni immediatamente precedenti e rivelatasi insufficiente per il deflusso delle acque, si era allargata notevolmente proprio in quella notte di preghiera.

A perenne memoria di quel miracolo la popolazione di Zevio celebra ogni anno il giorno 20 settembre un voto solenne con processione, festa che si aggiunge all’antica sagra del 14 luglio, ricorrenza del natale celeste della Santa; sulla controfacciata della parrocchiale, inoltre, è appeso un quadro di Antonio Salomoni, datato 1883, raffigurante l’evento.

Gloriosa Santa, consideriamo in primo luogo l’ardente vostra Carità verso Dio, onde voi, avendo fin dalla tenera vostra età al sommo ed infinito Bene consacrato il vostro cuore, non altro cercaste mai più sollecita, che di potere nel segreto di vostre stanze sfogare con teneri affetti il dolce fuoco d’amore, il quale ogni giorno in voi cresceva maggiormente. E quindi vi supplichiamo ad impetrarci dall’amabilissimo nostro Signore, che noi pure così l’amiamo in avvenire, che possa ciascuno di noi giustamente dire a lui col Profeta: Voi siete il Dio del mio cuore. Pater noster ecc.

 

Voi che, altamente impresse tenendo nel cuore le parole del Redentore (se uno non rinunzia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo) vivendo nel mondo, nulla curaste le ricchezze e gli onori, che a voi, nata da nobil lignaggio, secondo li dettami del secolo si convenivano: deh fate sì, che noi pure la vanità conoscendo di queste fragili cose e manchevoli, quelle vere ricchezze cerchiamo, cui (secondo quel che dice il Redentore medesimo) non può in alcun tempo la tignola guastare, né via portar possono i ladri. Pater noster ecc.

 

Giacché, per la singolare vostra umiltà, non solo cercaste di nascondere a tutti le insigni vostre virtù, ma dopo d’esservi lungo tempo impiegata fino alla morte nei più vili ed abietti servizi, anche agl’Infermi, chiedeste morendo, e vi venne fatto di ottenere, d’essere nella pubblica strada seppellita; Voi che vedete chiaramente, quanto la nostra superbia da una tale e tanta virtù ci tenga lontani; otteneteci, ve ne preghiamo, una vera conoscenza di noi medesimi, dalla quale certissimamente dipende il principio e l’avanzamento della vera umiltà. Pater noster ecc.

 

Come voi che, al fine di aprirvi un più lungo campo, onde esercitare l’ammirevole vostra misericordia verso de’ poveri, lasciata la Terra di Zevio, andaste in compagnia del Marito ad abitare in Verona, ove, acciocché più copiose fossero le vostre elemosine, impiegaste perfino l’opera delle vostre mani, fate che, a vostra imitazione, noi pure abbiamo delle miserie de’ Poveri una tenera compassione, per cui ci studiamo in ogni tempo di sollevare le loro indigenze. Pater noster ecc.

 

Voi ancora, che non solo nello stato di Vergine, ma di maritata e, finalmente, di Vedova, foste sempre un vivo modello della castità più perfetta, tanto che meritaste che il Signore, perfino coi miracoli, vi preservasse dai temerari insulti dei tre perversi giovani, facendoli d’improvviso morti cadere ai vostri piedi; a noi che, tuttora, tra i pericoli ci troviamo di questo secolo guasto e corrotto, questa grazia impetrate, di così battere di continuo le vie del Signore, che non abbiamo in alcun tempo ad imbrattarci nel fango del vizio opposto ad una sì bella e tanto al Signore accetta virtù. Pater noster ecc.

 

Mentre che voi, portata da un santo odio contro voi stessa, con fatiche ininterrotte, con rigorosi digiuni e con altre asprezze notissime, tormentaste di continuo la vostra carne innocente, ora che voi della volontaria vostra penitenza il premio per sempre godete in Cielo, di codesto vostro santo odio a noi tutti, ai quali più giustamente si conviene, vi preghiamo d’abbattere questo nostro amor proprio, il quale è forse il più poderoso nemico della nostra eterna salute. Pater noster ecc.

 

Poiché voi, dallo Spirito del Signore guidata, molte volte anche tra queste mura, non solo tutto il tempo che dalle domestiche cure e dalle altre opere di cristiana pietà vi avanzava durante il giorno, ma buona parte inoltre della notte impiegaste nell’orazione e nella contemplazione delle celesti cose e divine; un tale spirito d’orazione noi ancora desideriamo d’ottenere per vostro mezzo, senza del quale purtroppo sappiamo, per bocca dell’eterna Verità, che non arriveremo mai a salvarci. Pater noster ecc.

 

Parimente voi, che della scienza de’ Santi fornita a dovizia, a somiglianza dell’Apostolo San Paolo, non altro vi gloriaste di sapere su questa Terra, se non Gesù Cristo, e questo ancor Crocifisso, noi, affidati all’autorevole vostro patrocinio, vi preghiamo presentemente di ottenerci che, in avvenire, della Croce soltanto gloriandoci del Signor nostro Cristo Gesù, a lui solo l’onore e la gloria rendiamo, di tutto ciò che a noi volle, senz’alcun nostro merito, graziosamente concedere. Pater noster ecc.

 

O Gloriosa Santa, che foste dal Signore singolarmente distinta nella virtù d’operare miracoli, onde dai tre menzionati giovani la vita del corpo insieme impetraste e dell’anima; e ad innumerevoli infermi rendeste, e rendete anche al presente, la sanità, estinguendosi nel vostro Nome l’ardore delle febbri e ritornando ad un tratto le primiere forze perdute; così come vi supplichiamo di allontanare da noi le infermità corporali, così molto più ci sentiamo per ultimo stimolati a chiedervi delle nostre spirituali febbri, le quali consistono nelle disordinate nostre passioni, una perfetta guarigione, acciocché possiamo per noi e con voi in eterno cantare le Divine misericordie. Pater noster ecc.

  OSTENSORIO CONTENENTE LA SACRA RELIQUIA DELL’OSSO DI SANTA TOSCANA

P R E G H I E R A

O cara Madre, Santa Toscana,

che in vita foste un vivo

esempio di cristiane virtù, oggi

che siete Beata in Cielo,

intercedete per noi la grazia

d’imitarvi qui in terra, per

esservi compagni lassù in

Paradiso.

QUADRO RAFFIGURANTE IL MIRACOLO DELLA LIBERAZIONE DALLA PIENA DELL’ADIGE PER INTERCESSIONE DELLA SANTA COMPAESANA TOSCANA

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FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo
(Disc. 10 sull’Esaltazione della santa croce; PG 97, 1018-1019. 1022-1023).

La croce è gloria ed esaltazione di Cristo
Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.
Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell’albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l’inferno non sarebbe stato spogliato.
È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. È preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell’inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l’universo.
La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: «Ora il figlio dell’uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e subito lo glorificherà » (Gv 13,31-32).
E di nuovo: «Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse» (Gv 17,5). E ancora: «Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una voce dal cielo: L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò» (Gv 12,28), per indicare quella glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: «Quando sarò esaltato, allora attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Vedi dunque che la croce è gloria ed esaltazione di Cristo.

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NOVENA ALLA MADONNA DEL POPOLO – Cattedrale di Verona

 
30 agosto, Annivesrsario della Dedicazione della Chiesa Cattedrale –
8 settembre, Festa della Natività della Beata Vergine Maria
 
Novena alla Madonna del Popolo


O Madre e Regina del popolo, per quella fede che ti guidò nella tua altissima missione di cooperatrice nella redenzione del genere umano e per quella assoluta fedeltà con cui hai compiuto la tua opera di umile serva, ottienici dal Signore una profonda e sicura fede che illumini la nostra vita terrena e ci guidi al cielo.

Santa Maria, prega per il popolo!

O Madre e Regina del popolo, per quella incrollabile speranza che ti sorresse nei momenti più gravi della tua vita terrena: dalle ansie di Nazareth allo squallore di Betlemme, dalla persecuzione di Erode allo smarrimento di Gesù, fino ai piedi della croce, ottienici dal Signore una piena fiducia nella Provvidenza, perché la nostra vita superi vittoriosamente le prove del combattimento spirituale e sia fatta degna della ricompensa eterna.

Santa Maria, soccorri il popolo!

O Madre e Regina del Popolo, per quell’immenso amore che nutristi verso il Signore accettando con generosità ogni prova per la salvezza dell’umanità, ottienici un ardente amore verso Dio e una sincera carità verso il prossimo, perché figli dello stesso Padre e uniti al tuo cuore di Madre, possiamo accettare la croce che il Signore ci affida come fonte di meriti per la vita eterna.

Santa Maria, intercedi per il popolo!

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AUGURI DI OGNI BENE NEL SIGNORE

BUONA SANTA DOMENICA A TUTTI!!!!!

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SAN LUIGI GONZAGA

Luigi nasce il 9 marzo 1568 da Ferrante Gonzaga e la piemontese Marta Tana di Santena; e viene battezzato il 20 aprile a Castiglione dello Stiviere.
I genitori si sono conosciuti alla corte di Filippo II e si sono sposati a Madrid il 15 novembre 1566, secondo le norme del concilio di Trento.
E’ la madre, donna di cultura e di fede, ad educarlo alla preghiera e alla carità. Luigi è un bimbo vispo e vivace.
Il padre è molto fiero di lui e ancora piccolo gli regala un’armaturina leggera con la quale Luigi gioca a fare l’ufficiale.
Nel 1577-78, insieme al fratello Rodolfo, Luigi si sposta col padre a Bagni di Lucca ed è poi accolto alla corte di Francesco de’ Medici a Firenze dove studia latino e spagnolo e frequenta Palazzo Pitti dove gioca con le principessine Eleonora, Anna e Maria.
A Firenze Luigi, davanti alla santissima Annunziata, si consacra alla Madonna.
Nel 1579 Ferrante, eletto principe del Sacro Romano Impero, fa rientrare i figli a Castiglione, dove Luigi, il 22 luglio 1580 riceve la prima comunione dal cardinale Carlo Borromeo.
Ferrante è incaricato da Filippo II di accompagnare a Lisbona sua sorella Maria d’Austria, vedova di Massimiliano II. Dal 1581 così Luigi vive a Madrid dove si precisa la sua vocazione: il 15 agosto 1583, davanti alla Madonna del Buon Consiglio nella chiesa del collegio della Compagnia di Gesù, Luigi è certo che il Signore lo vuole gesuita.
Ferrante oppone grosse difficoltà, ma la madre lo appoggia. Seppure convinto, Luigi accetta di rimandare la decisione al ritorno in Italia.
Nel 1584 a Castiglione, Luigi scappa da casa e scrive al Padre generale Acquaviva. Ferrante allora cede, e il 2 novembre 1585, Luigi può firmare a Mantova l’atto di rinunzia al marchesato.
Nello stesso mese di novembre del 1585 Luigi giunge a Roma, dove il cugino, monsignor Scipione Gonzaga, lo ospita nel palazzetto di via della Scrofa 117. Il 23 novembre fu ricevuto da Sisto V e lunedì 25 entrò nel noviziato di Sant’Andrea al Quirinale.
Dopo un breve soggiorno a Napoli per ragioni di salute, Luigi è trasferito al Collegio Romano per concludere gli studi di filosofia. Il 25 novembre 1587, nella cappella del quarto piano, pronuncia i primi voti religiosi.
Luigi passa alla teologia e domanda le missioni dell’India. Nel 1588 riceve gli ordini minori in San Giovanni in Laterano.
Nel febbraio 1591 scoppia a Roma un’epidemia di tifo petecchiale e Luigi è fra i primi volontari. Il 3 marzo trasporta un appestato all’ospedale della Consolazione, subito un febbrone lo avvolge e lo avvia alla morte che lo coglie "martire di carità" il 21 giugno 1591. E’ patrono mondiale della Gioventù. "San Luigi Gonzaga, mirabile esempio di austerità e purezza evangelica. Invocatelo, cari giovani, perchè vi aiuti a costruire un’intima amicizia con Gesù che vi renda capaci di affrontare con serietà la vostra vita." (Papa Benedetto XVI).


Luigi Gonzaga, santo, le ceneri poste in un vaso di lapislazzuli si venerano nella cappella a lui dedicata in S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Morto nel 1591 a ventitre anni, fu beatificato nel 1605 e canonizzato nel 1726. Precedentemente era sepolto nella Chiesa dell’Annunziata del Collegio Romano, dove ebbe varie sepolture fino al definitivo trasferimento avvenuto il 5 agosto del 1649.

M.R.: 21 giugno – A Roma san Luigi Gonzaga, Chierico della Compagnia di Gesù e Confessore, chiarissimo pel disprezzo del principato e per l’innocenza della vita, il quale dal Sommo Pontefice Benedetto decimoterzo fu ascritto nel numero dei Santi e assegnato come Protettore speciale ai giovani studenti, e dal Papa Pio undecimo fu solennemente confermato e di nuovo dichiarato Patrono celeste di tutta la gioventù cristiana.

[ Tratto dall’opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]

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